“Le comunità originarie hanno mantenuto diritti storici e collettivi, uno di questi è la libertà di autodeterminazione. Espressione concreta di ciò è la possibilità di espellere tutti i partiti politici dalle comunità” – A dirlo è Pavel Guzmán Macario, coordinatore del Consiglio Supremo indigeno del Michoacan – “Questo è il diritto all’autodeterminazione politica che è una decisione collettiva che viene presa dalla massima autorità delle comunità:l’Assemblea Generale. Molte volte tale decisione viene presa perché la gente è stanca della politica dei partiti poiché essa porta benefici solo alla classe politica”. A giugno, alle elezioni messicane per il rinnovo della Camera dei Deputati, di alcuni governatori statali e di molti sindaci nello stato del Michoacan in ben 8 comuni le popolazioni locali hanno deciso di rifiutare il voto e scelto per l’autogoverno. Pavel Guzmán Macario ricorda che “autogoverno” significa “ che è il popolo che decide, le istituzioni statali messicane che siano a livello municipale, statale o federale non possono imporre scelte quindi le decisioni importanti vengono prese nelle assemblee generali della comunità” – di fatto aggiunge il leader indigeno “ una città viene governata come facevano i nostri antenati, attraverso un Consiglio di governo comunale, i problemi vengono risolti collettivamente anche attraverso il piano di sviluppo della comunità che di fatto consiste nel recuperare i sistemi di sicurezza e giustizia indigeni ovvero grazie ai giudici comunali e tradizionali . È il nostro governo, la nostra sicurezza e la nostra giustizia. L’autonomia è un diritto storico dei popoli autoctoni, è la continuazione dei governi dei nostri nonni.” Quanto è accaduto a giugno però non è certo una novità, infatti la scelta di rifarsi ai governi tradizionali nello stato è datata 2004. “La prima comunità che ha scelto la via dell’autonomia, in epoca contemporanea, è la comunità di Nurio nel 2004. Hanno decretato l’autonomia senza chiedere il permesso a nessuno. Certamente si incontrano le radici e l’influenza dell’esperienza zapatista. Attualmente i Consigli di Governo Comunitario sono 20, in ogni comunità ci sono in media 5mila abitanti. Cheran è stata la seconda comunità ad ottenere l’autonomia nello stato del Michoacán. Cheran, Nurio e il Congresso Nazionale Indigeno sono esempi di lotta indigena”. Proclamare l’autonomia indigena in uno degli stati dove sono nati i gruppi di “autodefensa” non è certo facile. I gruppi di autodefensa sono un fenomeno variegato e complesso, tanto che a volte chi si fa chiamare “autodefensa” lo fa per creare confusione e per giustificare azioni violente tanto che Guzmán Macario dice “le diverse forme d’autonomia sono indigene per definizione e auto-attribuzione e rispondono a precisi sistemi di sicurezza e giustizia: le “ronde” comunali e i giudici tradizionali. Garantisco il diritto, collettivo e internazionale, del mantenimento della sicurezza e della giustizia. In generale non si fa lavoro collettivo con i gruppi di “autodefensa”.” Anche perchè – aggiunge l’attivista – “i gruppi di autodifesa sono formati soprattutto da meticci mentre l’autogoverno è di fatto totalmente indigeno. Qui sta la differenza più grande, le autonomie sono convocate, avallate e vigilate dalle assemblee generali di tutta la comunità”. Per difendersi dai gruppi del crimine organizzato e dalle diverse forme di minaccia “storicamente, i popoli indigeni del Michoacán, rispondono alle minacce e alla criminalità organizzata attraverso l’organizzazione collettiva, la chiusura delle comunità e la mobilitazione costante. A volte non abbiamo altro modo che protestare e denunciare via “social” ciò che sta accadendo e organizzare la “difesa comunitaria” a cui partecipano attivamente la maggioranza dei membri della comunità”. La scelta di rifiutare il voto e i partiti nasce anche come critica all’attuale presidente Andrea Manuel Lopez Obrador. “Non ha potuto garantire i diritti collettivi dei popoli indigeni, nei primi 3 anni del suo governo non ha presentato importanti iniziative legislative in materia indigena” – dice Guzmán Macario – “l’Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni (INPI) del Michoacán non riceve investimenti per opere pubbliche” – aggiunge “e a presiedere l’istituzione sono gli stessi funzionari delle passate amministrazioni che continuano a lavorare allo stesso modo. I popoli indigeni restano in povertà. Lo dicono le cifre ufficiali: il 76,8% della popolazione che parla una lingua indigena è in povertà, il 35,7% è in povertà estrema povertà”. Autonomia e autogoverno sono scelte locali ma che si intrecciano con il lavoro collettivo che viene svolto attraverso il “Consiglio Indigeno Supremo di Michoacán (CSIM), che riunisce 65 comunità indigene, e che fa parte del Congresso Nazionale Indigeno”. Le relazioni sono più ampie tanto che esistono “rapporti di lavoro politico con i fratelli e le sorelle dei Caracoles zapatisti, nonché con le autorità di altri popoli indigeni e originari”.
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