Di Andrea Cegna
I 3.500 migranti, provenienti da almeno 10 paesi, che si sono mossi in carovana da Tapachula han superato i confini del Chiapas e sono arrivati in Oaxaca. L’Istituto per i Diritti Umani dei Popoli di Oaxaca (DDHPO) ha chiesto alle istituzioni statali di fornire aiuti umanitari per salvaguardare l’integrità, la dignità ed i diritti umani dei membri del contingente.Dopo numerose provocazioni, violenze e tentativi di stop operate dalla Guardia Nazionale e da uniformati del National Migration Institute (INM) i migranti, per lo più centroamericani, hanno deciso di riprendere la loro lunga strada verso la capitale, Città del Messico, per esigere risposte alle domande d’asilo presentate oramai mesi fa e non accettare il ritorno a Tapachula.
Ad ora sono almeno 250 i chilometri percorsi ha riferito Irineo Mujica, direttore del gruppo Pueblos sin Fronteras, nonchè organizzatore della marcia. Mujica in questi giorni ha ricevuto l’attacco frontale di Padre Solalinde, vicino al governo di Andres Manuel Lopez Obrador. Non solo il prelato, riconosciuto come attivista per i diritti dei migranti negli anni precedenti, si è spinto oltre e così il rifugio “Hermanos en el Camino”, Ciudad Ixtepec, non accoglierà la carovana di migranti “per non fare il gioco di chi la manipola per gli interessi politici ed economici degli Stati Uniti”. Per Solalinde l’organizzazione Pueblo Sin Fronteras, e il suo direttore Irineo Mújica Arzate, hanno fatto pressioni sui partecipanti affinché non accettassero i visti umanitari offerti dal governo federale per dimostrare la loro regolare permanenza in Messico. Qualche giorno fa l’INM ha offerto “documenti umanitari” ai membri della carovana che avrebbero permesso la regolarizzare del loro soggiorno nelle sedi dell’istituto situate a Campeche, Guerrero, Oaxaca, Hidalgo, Querétaro e Morelos.
L’invito è stato lanciato attraverso un video diffuso sui social network, in cui il dottor Héctor Martínez, direttore generale del coordinamento degli uffici di rappresentanza dell’Istituto nazionale delle migrazioni, ha assicurato che “è necessario specificare che, in nessun momento, l’autorità per l’immigrazione intende svolgere le procedure di regolarizzazione a Tapachula, Chiapas. Non è così”.
Ma i “caravanisti” non si sono fidati, anche perchè il primo obiettivo resta quello di asilo negli USA. “Prima di tutto dobbiamo assaporare la vittoria perché lasciamo il Chiapas; Siamo molto emozionati e chiediamo al governo del presidente Andrés Manuel López Obrador di ritirare la Guardia nazionale in modo che non continui a molestare i migranti o creare scontri “, ha affermato Mujica per poi aggiungere “la Guardia Nazionale sarebbe nata per combattere il narcotraffico, non per andare in giro a molestare o picchiare migranti, donne con bambini; Vi chiediamo umilmente di rimuoverla dal nostro percorso perché veniamo in pace”.
L’Istituto per i Diritti Umani dei Popoli di Oaxaca ha sottolineato che “lo Stato messicano deve osservare rigorosamente il suo dovere di proteggere le persone che compongono la carovana di migranti, il che implicherebbe all’uso straordinario della forza, nonché di assoluta necessità e se utilizzata, dovrebbe essere conforme ai principi di legalità e proporzionalità”, cioè non quello che è accaduto.
Mujica ha così chiesto al governo di Oaxaca di lasciarli passare per raggiungere Città del Messico secondo il loro piano originale.