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Interviste

8-9 Marzo in Centro America

Il viaggio narrativo di OlaAmericana.info sulla due giorni di mobilitazione transfemminista dell’8-9 marzo 2020 in LatinoAmerica prosegue. Oggi abbiamo intervistato Giorgio Trucchi, giornalista che da anni vive nel centro del continente. Con lui guardiamo a Guatemala, Honduras e Nicaragua.

– Anche in Centro America ci sono state grosse mobilitazioni l’8 e 9 marzo?

Come tutti gli anni, le donne centroamericane si sono mobilitate in modo massiccio un po’ in tutti i Paesi della regione. Quasi gli stessi colori, canzoni, striscioni e parole d’ordine hanno caratterizzato le manifestazioni, in particolare quelle che si sono svolte nel cosiddetto “triangolo nord” e cioé El Salvador, Honduras e Guatemala.

– Quali sono state queste parole d’ordine?

Le donne centroamericane hanno ribadito l’urgenza di continuare a lottare per le pari opportunità e contro la violenza di genere, in particolare il femminicidio, che è diventata negli anni una vera e propria emergenza sociale, se non un’epidemia, nei paesi citati. Inoltre hanno condannato la persecuzione, repressione e criminalizzazione giudiziaria di chi, molto spesso donne, difende la terra e i beni comuni dall’avanzata estrattivista in Centro America. In ogni Paese è stata condannata l’impunità che vige sovrana e si sono poi toccati alcuni temi specifici legati alla violenza di genere.

In Guatemala, per esempio, un’enorme manifestazione ha percorso la Sexta Avenida fino ad arrivare in Piazza della Costituzione, dove è stata chiesta verità e giustizia per le 41 ragazze – alcune ancora bambine – che hanno perso la vita esattamente tre anni prima nel rogo del Hogar Seguro (Casa Sicura) Virgen de la Asunción. Altre 15 hanno invece avuto gravi ustioni in varie parti del corpo.

Attualmente solo cinque delle quindici persone inizialmente indagate si trovano in stato di custodia cautelare in carcere. Nessuna sentenza è stata ancora emessa e si teme che ci si avvii verso un nuovo grave caso di impunità. Tra le persone inquisite anche il vice ispettore Lucinda Marroquín, accusata di avere atteso ben 9 minuti dall’inizio dell’incendio prima di aprire la porta dell’aula di 46 metri², in cui le 56 ragazze erano state rinchiuse durante tutta la notte senza potere nemmeno andare in bagno.

La misura era stata presa per punire la loro fuga avvenuta il giorno prima. Fuga realizzata come protesta contro le costanti violenze fisiche e psicologiche di cui erano vittime. L’incendio, appiccato dalle stesse ragazze per esigere che le lasciassero almeno andare in bagno, si è poi propagato velocemente senza che il personale e Marroquín facessero nulla per liberarle.

In Honduras, l’Assemblea delle Donne in Lotta, uno spazio creato per riflettere, interscambiare esperienze e articolare lotte contro la violenza di genere, ha convocato centinaia di donne provenienti da tutto il Paese. Durante l’attività nel parco centrale della capitale, hanno condannato il femminicidio e la persecuzione di chi lotta nei territori contro i progetti di morte, imposti in nome di un sedicente sviluppo senza consultare popoli e comunità. In particolare hanno ricordato figure emblematiche della lotta antipatriarcale, antirazzista e anticapitalista, assassinate negli scorsi anni come Berta Cáceres e Margarita Murillo.

Hanno anche ricordato come il colpo di Stato del 2009 non solo scardinò l’istituzionalità, ma generò anche maggiore violenza, criminalità e insicurezza. Un contesto di destabilizzazione sociale e politica in cui i corpi delle donne sono diventati spazi su cui scaricare odio, rabbia e frustrazione.

In El Salvador la gigantesca manifestazione ha percorso il Boulevard Los Héroes fino ad arrivare nel centro storico della capitale. Oltre a esigere la fine della violenza di genere, del femminicidio e della scomparsa forzata, le donne salvadoregne hanno denunciato i bassi salari, la mancanza di accesso alla previdenza sociale e la costante violazione dei diritti sindacali e dei diritti sul lavoro, soprattutto nell’agroindustria e nelle maquilas.

In Nicaragua, la grave polarizzazione socio-politica che vive il paese dopo la crisi del 2018 e la politicizzazione di qualsiasi evento ha nuevamente fatto sì che le uniche mobilitazione di questo 8 marzo siano state quelle organizzate dal governo e da organizzazioni di donne che si riconoscono nel progetto del Fronte Sandinista. Le altre organizzazioni, apertamente schierate con l’opposizione politica, hanno preferito non convocare manifestazioni per “ragioni di sicurezza” o, in alcuni casi, hanno manifestato all’interno delle proprie sedi, controllate da vicino dalle forze dell’ordine.

In Costa Rica le organizzazioni femministe hanno manifestato nel parco centrale della capitale e hanno denunciato le molteplici discriminazioni e la violenza di cui sono vittime le donne, anche con la complicità di uno Stato neoliberista e patriarcale che non garantisce loro diritti e pari opportunità. Hanno però riconosciuto alcuni passi avanti fatti nel 2019 in quanto a diritti sessuali e riproduttivi, come ad esempio il registro sanitario della contraccezione orale di emergenza, il vaccino gratuito anti papillomavirus umano (HPV), la somministrazione del preservativo femminile da parte della Previdenza Sociale e l’introduzione di una norma che permette l’interruzione della gravidanza per proteggere la salute o la vita della donna.

– A che livello è la violenza di genere in Centro America?

La situazione è molto grave, soprattutto nei paesi del triangolo nord. Secondo l’Osservatorio delle pari opportunitá della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi, Cepal, 3.529 donne sono state vittime di femminicidio nel 2018. Il tasso più alto di femminicidio si è registrato in El Salvador (6,8 ogni 100.000 donne), Honduras (5,1) e Guatemala (2,0). Dati allarmanti che però, come spesso accade, sono sottostimati per le diverse interpretazioni che vengono date al termine “femminicidio” e per la difficoltà di reperire dati affidabili.

Secondo l’Istituto nazionale di scienza forense, Inacif, in Guatemala nel 2018 sono state uccise 794 donne, piû di due vittime al giorno. Ogni ora viene denunciato un caso violenza, er un totale di 8.694 denunce nel 2018. Durante il periodo presidenziale di Jimmy Morales (2016-2019) sono state assassinate circa 2.500 donne.


In Honduras, secondo l’Osservatorio sulla violenza dell’Università Nazionale Autonoma (Unah), 380 donne sono state vittime di femminicidio lo scorso anno, una ogni 22 ore. Da gennaio ad oggi sono già 69 le donne assassinate. Grave anche la situazione della comunità LGBTI: circa 330 persone sono state assassinate negli ultimi dieci anni.

In El Salvador, l’Osservatorio di statistica di genere della Direzione d’informazione e analisi (DIA) del ministero di Giustizia e Pubblica Sicurezza segnala che nel 2018 sono state 386 le donne vittime di femminicidio.
 
Diversa invece la situazione in Costa Rica e Nicaragua dove, secondo le organizzazioni femministe Cattoliche per il Diritto a Decidere e Non Una di Meno CR, sarebbero stati rispettivamente 63 e 22 i femminicidi nel 2019.


Andrea Cegna

Di Andrea Cegna

Dopo anni a Radio Lupo Solitario come responsabile della programmazione musicale arriva a Radio Popolare e poi a Radio Onda d’Urto. Giornalista senza tessera, curioso, contro il decoro e attento alle dinamiche latinoamericane.

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