“Ora ci hanno completamente affondati”, sbottò il banchiere Jacobo Atala, la mattina del 2 maggio 2016, dopo aver appreso dell’arresto di uno dei suoi dipendenti accusato dell’omicidio di Berta Cáceres.
L’audio della telefonata con cui Roberto David Castillo, ex militare e direttore della DESA, ha dato la brutta notizia all’imprenditore, fa parte delle prove presentate durante il processo contro l’ex dirigente DESA, dichiarato co-autore dell’omicidio di Berta, il 5 luglio 2021.
Le figlie di Berta da subito hanno indicato l’azienda titolare del progetto Aqua Zarca, contro cui Berta ed il Copinh si battevano (e battono), come il centro del crimine contro l’attivista. E hanno sempre sostenuto che la testa dell’operazione fosse da ricercare nei vertici della società.
Cinque anni dopo sono otto le persone condannate per l’agguato mortale all’ambientalista. Sette sono stati condannati come esecutori e uno come elemento di contatto tra il commando e i mandanti.
“Non può essere”, ha ripetuto Atala, mentre il suo dipendente di fiducia lo informava che la polizia si trovava a casa di Sergio Rodríguez, uno dei sette condannati.
Durante la telefonata, Atala e Castillo erano molto preoccupati per l’operazione di polizia che stava colpendo Rodríguez. La chiamata è stata anche attraversata dalle ipotesi di prove, ragioni, e basi d’accusa su cui il Pubblico Ministero stesse basando tale operativo.
“L’ho messo in allerta”, ha detto Castillo ad Atala, che ha risposto: “Non so cosa fare, ora mi hai preso fuori base”.
Il Copinh, l’organizzazione fondata nel 1993 da Berta Caceres, le figlie dell’attivista, gli avvocati e le comunità Lenca sono certamente soddisfatti per la condanna di David Castillo (l’entità della pena sarà comunicata il 3 agosto di quest’anno), ma non sono ancora felici. Perchè il processo sia un successo, anche politico, serve che i mandanti siano portati alla sbarra. La condanna di Castillo è certamente un passo in avanti, ma l’ex presidente di DESA è colpito, solamente, come soggetto attivo nell’omicidio e persona di contatto con il commando. Le intercettazioni, così come molte altre prove raccolte durante le indagini, anche indipendenti, mostrerebbero come la famiglia Atala fosse fortemente interessata e preoccupata per i processi post omicidio e in continuo contatto con Castillo.
A testimoniare la vicinanza tra David Castillo e la famiglia Atala c’è la notizia, dello scorso settembre, per cui la ricca famiglia si offrì di pagare una cauzione di 4 milioni di dollari affinché David Castillo potesse difendersi da uomo libero poiché per gli avvocati “il termine della carcerazione preventiva è scaduto (settembre), e poiché il reato di omicidio è stato escluso dalla riforma dell’articolo 184 del codice di procedura penale”. Castillo fu arrestato nel 2018 mentre cercava di uscire dal paese nonostante fosse sotto processo.
Per il Copinh “è una vittoria popolare. Non solo per Copinh, il popolo Lenca e la famiglia Berta Cáceres, questa è una vittoria popolare per il popolo honduregno tutto, perchè significa che le strutture del potere criminale non sono riuscite, almeno questa volta, a corrompere il sistema giudiziario”. Il Copinh ha ricordato anche che la vittoria sarà vittoria solo quando la famiglia Atala sarà portata alla sbarra. Per l’avvocato di Berta questo è stato possibile solo grazie alla lotta internazionale che è nata il giorno successivo all’omicidio, e quindi per avere verità e giustizia si dovrà combattere e proseguire in direzione ostinata.