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Messico: Covid-19, economia informale, pandemia e povertà.

Lopez Obrador, tra un bagno di folla e l’altro, appare in tv cercando di tranquillizzare la popolazione e dicendo che il Governo Federale potrà utilizzare le strutture sanitarie private, così come quelle pubbliche, nelle regioni del paese colpite dall’espansione del Covid-19, grazie al decreto firmato nella sera di venerdì 27 marzo.

“La sanità privata in Messico è testimonianza che il paese è fortemente diseguale e brutalmente ingiusto, perchè c’è sanità privata per ricchi e così come quella per poveri. E in alcune aree del paese, quelle più povere, non ci sono ospedali e attrezzature adeguate” ricorda Arnaldo Kraus, medico e giornalista, che aggiunge “più o meno la metà della popolazione è povera, un 10% di questi è poverissima, e non ha accesso né alla sanità privata né a quella pubblica. Se il Covid-19 dovesse arrivare nelle zone indigene, dove spero non arrivi perchè l’abitudine indigena a non viaggiare e stare spesso riparati nelle loro comunità potrebbe fare da scudo, avrebbe un costo a livello di morti altissimo. Come se la pandemia colpisse le aree più povere di Città del Messico”. In Messico diabetici e obesi sono molto diffusi, soprattutto nella fascia povera per l’uso di bevande zuccherate. Entrambe le malattie sono tra quelle che sommate a Covid-19 danno molti problemi.

L’apparizione di Lopez Obrador, che per settimane è stato di fatto l’artefice di una narrativa minimizzante contraddicendo spesso Lopez Gatell, sottosegretario alla prevenzione e salute, che quotidianamente da aggiornamenti sull’andamento epidemiologico alzando il livello di prevenzione alla fase 2, è servita a rispondere alle polemiche che l’hanno legato a Bolsonaro e Daniel Ortega, gli altri due presidenti del continente a non aver preso misure radicali di prevenzione. Juan Villoro, docente universitario e giornalista ricorda che “restano attivi i trasporti pubblici, i negozi, e le forme d’economie informale. Si scommette sull’avere un antidoto per quando l’epidemia colpirà seriamente il Messico. Si tratta di un sorta di rulette russa. Come hanno detto gli Zapatisti le risposte del governo sono state tardive e irresponsabili. Proteggono l’economia senza rendersi conto che il danno in morti può essere maggiore. Ma devo dire che anche l’isolamento totale paranoico mi sembra questionabile”.

In Messico più del 50% delle persone vive di economie informali, anche pochi pesos al giorno. Il sistema lavorativo e sociale non è paragonabile a quello europeo e statunitense, chi vive di prossimità, senza prevedere forme di redistribuzione di ricchezza radicali che però non sono elemento di discussione nel paese, non accetterebbe il lockdown e per imporlo serverebbero le forze armate. Senza la creazione di una sorta di reddito di cittadinanza si sarebbe comunque potuto introdurre misure di limitazione della mobilità tra città. Sono state chiuse le frontiere con gli USA per le pressioni di Trump, per il resto il Messico non ha alcuna restrizione per il turismo, esterno ed interno. E la “semana santa”, i giorni a cavallo di Pasqua, sono i giorni del massimo turismo interno del paese. Il turismo esterno si è ridotto per il blocco dei viaggi disposti da USA ed Ue. Sempre Arnoldo Kraus ci dice “spesso la popolazione messicana è avanti al governo. Già prima dell’entrata in vigore della fase 2 molte attività avevano già deciso di chiudere e molte meno persone girano per strada”.

In questa situazione ambigua però le economie informali della città iniziano ad entrare in crisi: la diminuzione di turisti e cittadini per strada sta costando alle misere tasche dei venditori di strada, venditori che venerdì hanno manifestato sotto il palazzo del governo. Il Messico è appeso ad un bivio che è parte della sua storia, curarsi della pandemia significherebbe affrontare la povertà e garantire i più deboli economicamente e socialmente. Lopez Obrador, il presidente eletto con 30 milioni di voti, avrà il coraggio di togliere qualcosa ai Carlos Slim e darlo a chi vive nella precarietà e povertà più feroce?

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